"Adolescence", l'avvertimento che nessun adulto dovrebbe ignorare
- APsychotherapist&theCity
- 19 mar
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 20 mar

Scrivere una recensione della serie Netflix "Adolescence" sembra una sfida insormontabile. Come trovare le parole per descrivere la perfezione, il dolore intenso e la tristezza di realizzare che quello che vedi sullo schermo sta accadendo, in misura variabile, ovunque intorno a te?
Allo stesso tempo, non possiamo non parlarne perché è vitale per tutti. Sì, per tutti. Non è solo a beneficio degli adolescenti, né è qualcosa che solo i genitori dovrebbero guardare; riguarda ogni individuo nella nostra società.
In poche parole, "Adolescence" è una serie di quattro episodi su Jamie, un ragazzo di 13 anni accusato di aver accoltellato e ucciso una compagna di scuola della sua stessa età.
Stephen Graham, che nella serie interpreta il padre ma che è anche co-sceneggiatore e produttore dello show, ha detto alla BBC che ha sentito il bisogno di raccontare la storia quando ha letto sul giornale le notizie di due diversi episodi in cui dei ragazzini hanno ucciso delle adolescenti con un coltello. Stephen Graham non ha potuto non porsi la domanda: in che tipo di società viviamo?
Se non avete ancora guardato o finito la serie ma avete intenzione di farlo, nei prossimi paragrafi troverete degli spoiler.
Ciò che diventa innegabilmente chiaro dal primo episodio è che i social media e Internet hanno avuto un ruolo significativo nel crimine.
Possiamo affermare con sicurezza che senza la pressione esercitata sui giovani di condividere foto di loro nudi tramite smartphone, che possono poi diffondersi in modo virale su Snapchat o nelle chat di gruppo di WhatsApp, e senza i post di Instagram che hanno intensificato il bullismo e l'umiliazione, Jamie non avrebbe accoltellato la sua compagna di classe con cui a stento interagiva nella vita reale.
Tra il 2010 e il 2015, gli individui e le società di tutto il mondo non solo hanno adottato collettivamente smartphone e social media come componenti essenziali della vita quotidiana, ma hanno anche accettato, o ritenuto inevitabile, che bambini e adolescenti facessero lo stesso.
Se vi siete imbattuti nel mio blog o nei miei post precedenti, avrete forse un'idea di quanto questo argomento mi abbia terrorizzato per almeno l'ultimo decennio.
Come professionisti della salute mentale abbiamo avuto il privilegio e l'opportunità di assistere ai primi segnali preoccupanti del danno degli smartphone, Internet e social media sui giovani, ma le nostre preoccupazioni e il nostro grido di aiuto erano isolati, non efficaci o abbastanza forti. Finché Jonathan Haidt e il suo libro "The Anxious Generation" non sono finalmente apparsi l'anno scorso, gettando così tanta luce su come abbiamo usato la Generazione Z come cavie non proteggendola abbastanza dal mondo online.
Considero questa serie potenzialmente altrettanto potente del libro di Jonathan Haidt. È un'opportunità d'oro, una chiamata al risveglio per tutti noi adulti responsabili che dobbiamo proteggere le generazioni più giovani, per aprire gli occhi e agire ora.
I bambini e gli adolescenti non dovrebbero usare i social media e non dovrebbero possedere smartphone.
Qualcuno potrebbe ancora chiedersi: ma perché? Nonostante sembrino così svegli, eloquenti e maturi da lasciarci senza parole la maggior parte delle volte (vedi Jamie con la Psicologa nell'episodio 3), gli adolescenti non hanno ancora un cervello adulto completamente formato. La corteccia prefrontale è l'ultima parte del nostro cervello a completare il suo processo di "rewiring", che avviene solo intorno ai 25 anni.
Il cervello degli adolescenti attraversa numerosi cambiamenti e può creare ipotesi e pensieri molto complessi, ma non è ancora equipaggiato a controllare gli impulsi, un ruolo svolto per l'appunto dalla corteccia prefrontale. Gli adolescenti trovano spesso difficile comprendere e gestire le proprie emozioni, astenersi dall'agire impulsivamente e anticipare le conseguenze delle proprie emozioni e azioni.
Di questa straordinaria serie tv mi ha particolarmente colpito e segnato il modo in cui l'intera sceneggiatura e il cast sono stati in grado di trasmettere perfettamente un bisogno cruciale, essenziale e travolgente di ogni adolescente: essere piaciuto e accettato . È un bisogno emotivo che è al centro della loro esperienza: "Voglio solo che gli altri mi accettino ". Questo è anche ciò che Jamie urla e piange disperatamente e ferocemente allo psicologo incaricato della sua valutazione: ma a te io piaccio???
La maggior parte dei comportamenti degli adolescenti grida implicitamente e silenziosamente "ti piaccio, vado bene cosi?" a tutti quelli che li circondano. Sentire e sapere di essere accettati è vitale per la loro autostima e per il loro senso di Sè. Hanno bisogno di saperlo per sapere cosa pensare di se stessi e per posizionarsi nel mondo.
Soffermiamoci su quello che noi, come società (tecnologia, individui, paesi, governi) abbiamo fatto ai nostri giovani, consentendo loro di stare sui social media, incollati ai loro telefoni e isolati nelle loro stanze con schermi e chat: abbiamo esposto il loro bisogno più crudo, vulnerabile e incredibilmente potente al mondo intero, senza alcuna protezione, lasciando inavvertitamente spazio al bullismo, all'umiliazione e alle emozioni negative travolgenti e incontrollabili.
Come deve essere percepito un "mi piace" o un commento sui social media da un adolescente? Che effetto fa al suo bisogno di essere apprezzato e accettato? E cosa succede quando si ritorce contro? Come può la sua corteccia prefrontale essere equipaggiata per gestire tutta quella tempesta emotiva intensificata dall’inesorabile benzina dei social media, da commenti spesso crudeli di estranei, tutto da solo?
Naturalmente non tutti i bambini sui social media commetteranno un crimine o saranno vittime di violenza. Tuttavia, gli effetti negativi di Instagram, dei gruppi WhatsApp o di Tik Tok sono innumerevoli ed è difficile nominarli tutti in questo post.
Uno dei rischi più grandi è l'effetto sull'autostima e le mancate opportunità di esperienze e interazioni di vita reale che sono al centro del nostro senso di Sé.
Nelle generazioni precedenti, molti adolescenti non avevano la guida dei genitori o avevano relazioni familiari abusive, ma avevano la possibilità di imparare chi erano dalle relazioni con i coetanei nella vita reale piuttosto che dai commenti di estranei o conoscenti.
L'adolescenza ha sempre comportato delle sfide. È un delicato stadio evolutivo che richiede adattamento sia da parte degli individui che dei loro genitori, così come dei sistemi educativi e delle diverse figure coinvolte.
In passato, ho lavorato come psicoterapeuta nelle scuole secondarie (medie e licei) di Londra e presso una "Pupil Referral Unit" (dove venivano mandati i bambini quando venivano esclusi dalla scuola). Tredici anni fa, gli adolescenti e gli adulti intorno a loro affrontavano senza dubbio difficoltà e sfide, tra cui purtroppo gang e crimini con coltelli. Tuttavia non si doveva combattere con la costante aggiunta di benzina sul fuoco costituita dall'uso indiscriminato e pervasivo di smartphone e Internet che vediamo nella società di oggi.
Indubbiamente, agli occhi di un adulto, l'adolescenza è sconcertante e invia messaggi contraddittori. Gli adolescenti sono resilienti e forti, con un potenziale spesso infinito di opportunità di cambiamento e trasformazione. Esigono dagli adulti che li circondano indipendenza, spazio fisico ed emotivo.
Allo stesso tempo, quando li osserviamo, i loro comportamenti, i loro sguardi, le loro paure, come ci ricorda la canzone "Fragile" di Sting eseguita dal coro alla fine del secondo episodio della serie, noteremo tuttavia che sono anche molto fragili e hanno un disperato bisogno di guida e protezione degli adulti. "la pioggia continuerà a dire quanto siamo fragili, quanto siamo fragili".
In un mare così complesso da navigare, cosa possiamo fare e come dovremmo reagire? Come possiamo impedire che più genitori debbano dire: "Mi dispiace, figliolo, avrei dovuto fare di meglio"?
I genitori dei bambini e ragazzini piu giovani della generazione Alpha e quelli della generazione Beta hanno una vera, imperdibile opportunità in questo momento: non dare uno smartphone ai propri figli, non permettere loro di andare sui social media. Anche se può sembrare un compito impossibile, è possibile resistere alla pressione dei genitori: parliamo con gli altri, guardiamoci intorno, ci sono sempre più genitori con le stesse paure e preoccupazioni. Il cambiamento sta già avvenendo.
Ci sono alcuni interi quartieri di Londra le cui scuole hanno vietato l'uso degli smartphone e hanno incoraggiato i genitori ad acquistare telefoni semplici per i propri figli. Straordinarie iniziative per genitori come Smartphones Free Childhood stanno cambiando il panorama e supportano i genitori nel ritardare l'uso degli smartphone. Il governo danese ha vietato l'uso di smartphones nelle scuole.
Ma la responsabilità non ricade solo sui genitori, bensì su ogni adulto della nostra società.
I genitori affrontano una pressione incessante per migliorare e conformarsi a modelli genitoriali irrealistici, che si scontrano con le richieste della società di sostenere le loro famiglie in un mondo spesso insostenibile economicamente. Nonostante venga detto loro che possono gestire tutto da soli, i genitori hanno bisogno del supporto del "villaggio" ( in inglese: it takes a village)
Che abbiamo figli o meno, i bambini e gli adolescenti di oggi sono la nostra eredità e un giorno si prenderanno cura di noi come medici, politici, avvocati, giudici, infermieri, badanti, piloti.
Parlate con i più giovani, ispirateli, mostrate loro delle vere alternative al mondo virtuale, siate un modello, siate presenti quando siete in loro compagnia, coinvolgete i bambini e gli adolescenti che conoscete in attività che forniscano VERA autostima e sicurezza, aiutateli a costruire relazioni REALI significative.
Parliamone tutti, come parliamo dell'importanza di indossare caschi in motorino e cinture di sicurezza, o di evitare il cibo spazzatura e l'abuso di alcol. Uniamoci tutti come abbiamo fatto per vietare e prevenire abitudini di fumo tra i piu giovani.
Anche i medici di base, dottori, professionisti della salute mentale, servizi sociali, insegnati, presidi, oculisti possono svolgere un ruolo significativo nel supportare genitori e figli a dire NO alla pressione sociale degli smartphone e dei social media e anche a ritardare l'uso degli schermi ai bambini piccoli il più tardi possibile.
Possiamo e dobbiamo fare tutti la differenza.
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